mercoledì 18 luglio 2012

VIAGGIO DOVE LA QUALITA’ DELLA VITA LASCEREBBE A DESIDERARE. Seconda puntata


Nella puntata precedente ci eravamo attestati all’estrema periferia nord di Milano; spostiamoci ora più a sud, sempre all’interno di zona 9.

In questa sede proporrò due esempi interessanti, in quanto illustrano le conseguenze, sul piano della “vivibilità”, derivanti dalle scelte operate circa un secolo fa in merito all’assetto ferroviario di Milano, ed alla decisione di fare confluire i treni in superficie lungo massicciate sopraelevate verso una grande stazione “di testa”.

Il primo esempio riguarda il n.civico 12 di via Padre Reginaldo Giuliani. Quest'ultima è una strada privata, e costituisce un caso emblematico, strangolata come è in un singolare triangolo i cui lati sono costituiti da altrettanti tratti di ferrovia. Non solo: quasi non bastasse, questo esiguo spazio è intersecato da un tratto ulteriore di binari a forma di arco allungato.

 
Una posizione indubbiamente poco felice, nonostante sia vicina a piazzale Istria, e quindi non possa definirsi periferica, come è invece il caso di Via Pesaro. Queste le inevitabili conseguenze, almeno dal punto di vista paesaggistico:

 
Vediamo ora cosa questa sorta di reclusione o “cintura ferroviaria” comporti sul piano dell’accessibilità ai servizi principali. Gli abitanti della via hanno a disposizione in media, entro il consueto raggio di 500 mt in linea d’aria, 6.4 fermate di tram e 4.4 fermate d’autobus rispetto alle 9 e 19 (nell’ordine) di via Fara 41: non moltissime, e tuttavia sufficienti a sostenere la mobilità dei cittadini. Possiamo perciò affermare che l’anzidetta reclusione, sotto questo aspetto, non significa fortunatamente esclusione dalle restanti parti della città.

Più problematico il quadro relativo alla salute, perché una sola farmacia rientra (parzialmente) nel raggio prescelto; al contrario,  nessun ospedale. Quanto all’istruzione, le scuole secondarie debbono essere ricercate altrove, ed i consumi alimentari e per la casa si appoggiano a 2 supermercati, che però sono ubicati in prossimità dei numeri bassi della via, rendendo più problematici gli acquisti ai numeri civici dal 18 in poi. Il tempo libero può contare su 5-7 ristoranti e 1-3 bar: nulla a che vedere con i 44 ristoranti che pullulano attorno a via Fara 41, ben inteso; per il resto, nessun cinema, nessun teatro e nessuna discoteca “a portata di mano”. Di verde pubblico non è il caso di parlare; 2 palestre sono disponibili per l’esercizio fisico. 

In questo quadro il n.civico 12 sembra essere quello peggio ubicato: davvero minimi i presidi scolastici facilmente accessibili, un solo supermercato, una sola biblioteca … tutto ciò certamente non deve essere di grande aiuto in un contesto che, almeno sulla carta, appare “assediato” dal transito e dallo sferragliare dei treni. 

 

Un altro esempio delle conseguenze derivanti dal riassetto ferroviario intervenuto tra il 1905 (commissione Colombo) ed il 1931 è dato da via Don Minzoni 27:

 
La via è tagliata a nord dalla massicciata ferroviaria:

 
Il quadro fornito da CCM in termini di accessibilità ai servizi non è molto dissimile da quello visto in precedenza per via Padre Reginaldo Giuliani:



Esigenze di spazio mi costringono a rinviare alla prossima puntata la conclusione di questo viaggio all’interno di zona 9. Arrivederci a presto

Milano 18 luglio 2012                                    Claudio Conti

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