Nei due post precedenti ho evocato lo spettro angosciante di
un convoglio di linea metropolitana
sommerso dall’acqua. Due giorni fa la cronaca si è incaricata di dare corpo a
questa minaccia, per fortuna senza conseguenze per le persone. Questo il
risultato di 40 minuti di pioggia battente a Napoli:
Torniamo al Seveso. Man mano procedo in questa ricerca con l’aiuto di Emilio Brusa, emerge dal passato una memoria storica che da un lato prova come Milano sia diventata un territorio per così dire meteoropatico a somiglianza - purtroppo! - di gran parte del Paese; dall’altro, testimonia la rassegnazione dei cittadini ridotti, analogamente ad altre gravi circostanze della nostra storia, ad accettare per calamità quello che invece è il prodotto dell’incuria, dell’incapacità di guardare lontano – se non addirittura il risultato della complicità e della corruzione.
Le esondazioni del Seveso non
costituiscono soltanto un rischio gravissimo per la vita dei cittadini, a motivo delle ragioni che ho spiegato in
precedenza, e non sono semplicemente la causa di
danni materiali potenzialmente enormi. Esse sono anche una offesa alla dignità, un motivo di umiliazione per gli
abitanti delle zone allagate. Chi ritenesse queste affermazioni un discutibile esercizio di retorica rifletta bene sulle immagini che seguono.
anni '70: via Suzzani angolo De Martino
questa e le immagini seguenti: settembre 2010
Milano, 14 ottobre 2012 Claudio Conti
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